La storica casa britannica fa marcia indietro sull’elettrico puro e riscopre il fascino del motore termico, ma in una veste tutta nuova.
C’era una volta il sogno elettrico. Un sogno che sembrava perfetto, pulito, moderno. Ma la realtà del mercato ha la testa dura e non perdona gli slanci troppo ottimistici. Così anche Lotus, che fino a ieri proclamava un futuro fatto solo di batterie e motori elettrici entro il 2028, oggi ripensa la sua strategia.
E lo fa proprio mentre le vendite sorridono, con più di 7.600 vetture consegnate dall’inizio dell’anno. Un successo che però non basta a ignorare i segnali che arrivano dal mercato, specialmente quello premium dove la corsa all’elettrico puro sta perdendo smalto.
La novità si chiama Hyper Hybrid ed è molto più di un semplice sistema ibrido plug-in. È una specie di ponte tra due mondi, quello elettrico e quello termico, costruito con una tecnologia che fa impallidire persino le attuali elettriche pure del marchio. Pensate che l’architettura elettrica arriva a 900 volt, superando gli 800 delle già impressionanti Eletre ed Emeya.
Il cuore del sistema è un motore termico che fa da range extender, come un fedele compagno di viaggio pronto a intervenire quando serve. Non si limita a spingere l’auto, ma ricarica le batterie durante la marcia. E quando si trova una colonnina, via libera alla ricarica ultraveloce, con potenze che promettono di battere il record attuale di 350 kW.
Ma dove vedremo questa tecnologia? Le prime candidate sono proprio Eletre ed Emeya, che potrebbero guadagnare versioni ibride accanto alle pure elettriche. Il futuro però riserva altre sorprese. Si parla di una piccola sportiva elettrica che raccoglierà l’eredità della mitica Elise, e di una nuova coupé ispirata alla leggendaria Esprit – quella del concept Theory 1. Quest’ultima potrebbe essere la candidata perfetta per l’Hyper Hybrid.
E poi c’è lei, l’Emira. L’ultima Lotus con motore termico tradizionale potrebbe trovare una seconda giovinezza in questo cambio di rotta. Gli appassionati più puristi, quelli che ancora piangono la scomparsa della Elise, potrebbero avere un motivo in più per sorridere.
La mossa di Lotus racconta una storia che va oltre i numeri e le specifiche tecniche. Parla di un’azienda che ha saputo
quando necessario, senza per questo tradire la propria identità. Come quei piloti che sanno quando è il momento di frenare per poi accelerare più forte. Perché a volte, per andare più veloci verso il futuro, serve fare un piccolo passo indietro e ripensare la strada da percorrere.
In fondo, non è proprio questo il bello dell’evoluzione? Adattarsi, cambiare, ma sempre rimanendo fedeli a se stessi. Lotus lo sa bene, e con questa mossa dimostra che la tradizione può ancora dire la sua nel futuro dell’automobile.
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